Pap! Martedì 31/05 @ Sc.Politiche Rm3

 

Il Collettivo Femminista Facinorosse v’invita all’iniziativa:

“Pap! Prevenzione Anti Papilloma”

Martedì 31 Maggio 2011 alle ore 16:00

@ Scienze Politiche Roma3- Via Chiabrera, 199 – Metro B_S.Paolo

All’ iniziativa saranno  presenti:

Dott. Maria Luisa Schiboni – Responsabile della diagnostica citologica dell’Ospedale S.Giovanni
Dott. Serena Donati – Ginecologa e ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità

Il papilloma virus. Questa incognita!

Nella giungla delle elucubrazioni, le notizie certe si confondono con le leggende metropolitane: come si contrae? una volta che lo prendo, sono spacciata? il vaccino è una soluzione o un’utopia? riguarda solo le donne o anche gli uomini?
Sappiamo che il virus, una volta contratto, se non curato può provocare in età avanzata un tumore al collo dell’utero.
Da alcuni anni è in commercio un vaccino per le giovani donne dai 12 ai 26 anni, ma gli effetti collaterali che si sono verificati sono diversi.
E le cure? Spesso sono molto invasive e non comportano l’effettiva guarigione dal virus.

Ma allora come bisogna comportarsi?
La realtà è che del Papilloma se ne sa poco o niente, perché poco se ne parla e pochi sono gli spazi in cui le donne, soprattutto le giovani donne, possono accedere a informazioni verificate. Cercheremo quindi di capire, con l’aiuto di un’esperta di diagnostica citologica e di una ginecologa e ricercatrice, l’entità di questo virus analizzando l’informazione che ci viene data, ma anche i metodi più appropriati per scongiurarlo o debellarlo.

Abbiamo scelto l’università per parlare di un tema così importante per la salute delle donne perché è un luogo di scambio e di discussione attraverso il quale vogliamo rimettere al centro l’informazione per le più giovani, la consapevolezza del nostro corpo e i nostri diritti alla tutela, alla prevenzione e alla cura.
Gli attacchi sempre più frequenti alla sanità e ai consultori pubblici che la proposta di legge Tarzia vuole aprire ai privati e ai sedicenti movimenti per la vita, ci rendono consapevoli dell’urgenza di creare anche al di fuori di queste strutture una coscienza che ci può rendere forti delle nostre rivendicazioni.

Essere informate sui rischi e sulle cure del Papilloma Virus significa avere cura di noi stesse.
Ritornare a parlare di questi temi attraverso quelle pratiche assembleari che hanno fatto nascere gli stessi consultori, ci permetterà di essere finalmente partecipi della discussione e di sentirci coinvolte, perché solo condividendo le esperienze e le informazioni sulla cura del nostro corpo possiamo fare in modo che la prevenzione sia alla portata di tutte.

:::Indecorose e Libere!

In questa fase di profonda crisi, politica ed economica, il tema della sessualità assume una nuova centralità; in questo contesto il ruolo delle donne viene nuovamente determinato e strumentalizzato da dinamiche di potere e ordini discorsivi ideologici e tradizionalisti.

Sicuramente da tempo c’è bisogno di una mobilitazione di donne contro il governo e il suo premier e non di certo solo per gli scandali sessuali. Le donne italiane si collocano tra gli ultimi posti in Europa per libertà e condizioni di vita, soprattutto in un quadro in cui il governo combina l’adesione incondizionata all’integralismo cattolico con quella ai dogmi del liberalismo sfrenato.

La direzione politica di Berlusconi è stata artefice feroci leggi che agiscono sul corpo delle donne, vittimizzandolo e stigmatizzandolo: la 40 sulla fecondazione assistita, l’abrogazione della legge contro la pratica delle dimissioni in bianco, che consente il licenziamento delle lavoratrici in gravidanza, l’aumento dell’età pensionabile sono solo alcuni esempi eclatanti delle politiche messe in campo dal Governo.

A questi si aggiungono i ripetuti attacchi alla legge sull’aborto; la dequalificazione e privatizzazione delle strutture sanitarie come, ad esempio, i consultori (vedi la proposta di legge Tarzia per la regione Lazio), l’ostracismo contro la diffusione della pillola RU486. Tutto questo in un paese che disinveste completamente sui giovani e sul futuro, tagliando i finanziamenti all’università e precarizzando selvaggiamente il lavoro. Donne e migranti sono i soggetti che subiscono le maggiori conseguenze di questo sistema politico, vedendo negate le garanzie fondamentali ad un’esistenza libera e dignitosa. Non da ultimo, l’istituzione dei CIE, veri e propri Lager, in cui le donne sono costantemente esposte alla violenza e all’arbitrio.

Gli scandali degli ultimi mesi che hanno avuto al centro la condotta sessuale del presidente del Consiglio fanno emergere un quadro di relazioni torbide e corrotte, in cui il ruolo della donna viene relegato ai peggiori sterotipi espressione di un sessismo arcaico e volgare.

D’altra parte, gli appelli che in questi ultimi giorni hanno chiamato a manifestare si rivolgono alle donne “per bene”, madri, mogli e lavoratrici, assumendo di fatto come prospettiva la separazione tra donne rispettabili e non rispettabili, invocando la difesa di una moralità univoca e astratta. Il rischio in cui incorrono queste posizioni è di colpire e stigmatizzare indiscriminatamente chi “vende il proprio corpo”, ma non i discorsi e le pratiche sessiste responsabili della dinamica complessiva. Invece di opporsi realmente ad una certa idea retrograda e tradizionale della sessualità, non fanno che riproporne, in modo simmetrico, i contenuti.

Crediamo invece che i nodi politici da rimettere al centro siano di tutt’altra natura. Centrale è la questione della redistribuzione delle ricchezze tra chi fa i profitti e chi sta pagando questa crisi, tra chi possiede palazzi e chi non ha casa, tra chi si giova di stipendi milionari e chi non ha un lavoro.

Ma crediamo soprattutto che sia giunto il momento che le donne prendano in prima persona parola ed esprimano la propria posizione su temi che le coinvolgono direttamente. Da tempo la sessualità delle donne viene controllata e disciplinata, ricondotta alla mera riproduzione e all’uso del piacere maschile, in un quadro ambiguo in cui se da un lato le prostitute vengono criminalizzate ed emarginate dalla società attraverso i pacchetti sicurezza e le campagne moraliste, dall’altro, nei palazzi politici, se ne fa uso e consumo.

E’ significativo che il momento di maggiore difficoltà del governo Berlusconi sia prodotto da una questione di rapporti sociali che hanno al centro la questione di genere. Questa volta sarebbe davvero una straordinaria occasione per suscitare una rivolta delle donne, che affermi l’importanza di una sessualità libera e consapevole svincolata dalla mercificazione e dalle norme imposte, in cui decisivi siano il riconoscimento dei desideri, la liberazione dagli stereotipi, e l’esercizio dell’autodeterminazione.

E’ con questo sentimento che attraverseremo la giornata del 13, perché pensiamo che sia imprescindibile una presa di parola pubblica e determinata da parte di tutte, per costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo la vera libertà delle donne.

Ci vogliono addomesticate… NOI SAREMO INDISPONIBILI E RIBELLI!

centrodonnal.i.s.a., donnedasud, infosex-esc, lefacinorosse, lemalefiche, lameladieva, leribellule, luchaysiesta

per adesioni: 13febbraioindecoroseelibere@gmail.com

Contro il lavoro donne al lavoro

Dall’inchiesta di “Newsweek” di Barbie Nadeau, comparsa in italiano su Internazionale della settimana dal 26/11/10 al 2/12/10 emerge che solo il 45% delle italiane svolge un’occupazione retribuita, a fronte dell’80% delle norvegesi e il 72% delle britanniche. Per di più ricevono il 20% in meno della paga maschile, solo il 7% occupano ruoli dirigenziali (contro il 33% delle Scandinave) e svolgono lavori domestici per 21 ore a settimana, ben oltre la media europea e sono superate solo da slovacche e slovene (le donne statunitensi, si occupano della casa per sole quattro ore).

Gli uomini hanno al giorno ben 80 minuti di tempo libero in più.

Per questo, condividiamo un passo dell’inchiesta Rosso, scritta nel “vicino” ’76.

“L’inconscio modella il corpo e condiziona il nostro agire, d’accordo; liberare il nostro corpo è ancorarsi alla materia, d’accordo; ma è materiale anche l’atto della vendita del nostro corpo che ogni giorno, operaia, puttana o casalinga dobbiamo fare per sopravvivere. Liberare il nostro corpo deve significare liberarlo dalla schiavitù del lavoro, gigantesca barriera che incontriamo sulla nostra strada, che ci limita nel definire i tempi, i mezzi e i luoghi della nostra liberazione. La psicologia ‘femminile’ della rassegnazione e dell’autocomisserazione è lo sbocco più semplice per le donne abituate da millenni a vivere come ‘naturale’ la loro condizione subalterna. E’ questo meccanismo che maggiormente abbiamo interiorizzato, che dobbiamo spazzare via e che ritroviamo anche dopo anni di pratica dell’inconscio.

Queste separazioni e polarizzazioni tematiche sono il motivo per cui non ci si può identificare in nessuna di queste pratiche perché lottiamo contro le separazioni che da sempre abbiamo vissuto, tra noi e il nostro corpo, tra noi e la nostra mente, tra noi e il mondo esterno; perché vogliamo individuare, oltre che problemi generali, anche forme di lotta nostre; perche vogliamo fare autocoscienza e contemporaneamente riappropriarci di tutto ciò di cui siamo state espropriate (spazi, luoghi, corpo, emozioni, oggetti…); perché vogliamo realizzare subito i nostri bisogni e trasformare i bisogni in soddisfazioni.

Vogliamo tutto e vogliamo creare le condizioni per averlo, perché siamo anche coscienti del fatto che c’è un capitale con tutti i suoi strumenti, stato e istituzioni, che ce lo impediscono, nella misura in cui vogliono obbligarci in ruoli prefissati, ad una missione altruistica che è solo sfruttamento, all’ideologia del dovere, del sacrificio, della rassegnazione.

Contro tutto questo vogliamo essere capaci di tanta violenza da distruggere tutto ciò che ci opprime, per realizzare la nuova storia della nostra felicità e del nostro godimento”.

Donne e occupazione

Durante l’occupazione delle facoltà di Roma3, abbiamo pensato di comunicare visivamente quanto alcuni lavori femminili siano volti allo sfruttamento delle donne, per discriminazioni di vario tipo, cercando di non distinguere tra lavori “buoni” e lavori “cattivi”, come non distinguiamo i e le manifestanti nelle piazze.Su Repubblica di oggi (22/12/2010) si riportavano i dati di disoccupazione femminile al Sud: sarebbero intorno al 36% delle giovani. Ma siamo sicure che le donne siano “disoccupate”, anche quando non sono sotto contratto?
Noi la crisi non la paghiamo!
I file sono scaricabili qui, in .jpg:
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=166
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=165
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=164
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=163
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=162
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=161
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=160
http://facinorosse.noblogs.org/?attachment_id=159

Contaminazioni postporno

“C’è un discorso sull’amore e sull’insurrezione che rende ogni amore e ogni insurrezione impossibili”

Tiqqun, Ecografia di una potenzialità


Durante l’occupazione delle Facoltà di Roma3 ci siamo prese un momento per parlare di desiderio e di pornografia…ringraziamo Slavina per il workshop a Bologna e per i numerosi spunti tratti dalla sua dispensina di pornografia multimediale (da cui abbiamo attinto a piene mani, ma che consigliamo per approfondimenti). Qui di seguito gli spunti video e testuali che sono stati usati:

– video promo di Devenir Perra di Itziar Zaga, manifesto di una femminilità prorompente e irriverente

video di una performance s/m per strada

– i tempi che furono: immagini e racconti di Georgina Spelvin, protagonista di The devil and miss Jones (Gerard Damiano, 1973) nel videoclip Paradise Circus dei Massive Attack

– non tutta l’eccitazione viene dal contatto genitale: spunti da Raspberry Reich e una scena da Un Chant d’Amour di Genet (1950)

– il porno tradizionale si conclude con l’eiaculazione, ma si può prescindere dalla stessa, in solo godimento: la piccola morte

– uno dei video delle Girlswholikeporno, Piernas Lungas

– un video autoprodotto (si consiglia caldamente il do it yourself, magari prescindendo dalla sola prospettiva pov).

Abbiamo parlato di Annie Sprinkle e di corpi non normalizzati e che attraversano i generi e di un sacco di altre cose. Abbiamo parlato di Gola Profonda (si consiglia il documentario sul film). Abbiamo anche visto come un certo porno mainstream sia stato contaminato dalle riflessioni sul piacere femminile (e non), al contrario di ciò che spesso si potrebbe ritenere. Ad esempio Sasha Grey ha dichiarato che:

« Il porno è l’arte di esibirsi. È saper usare il proprio corpo per conoscersi, esplorare dentro di me per capire quello che mi piace e il contrario. Quello che penso e che apprezzo sono ben radicati da quando avevo solo sedici anni. La mia è una filosofia di vita. »

Si consiglia la lettura di King Kong Girl di Virginie Despentes, dalla quale (ma anche dalla Beauvoir e dalla Sprinkle) alcuni spunti in xxdonne:

“Ho scoperto di essere più sensibile ai film postporno che a quelli porno, non perché mi eccitassero di più o mi dessero migliori idee, ma perché mi turbavano di più. Ci ho pensato e ho capito, forse, che questi mi mettevano veramente in discussione perchè ponevano al centro la mia sessualità. Come essere turbata dall’immaginario erotico maschile, dalla sua banalità, dalla sua ripetitività, utilizzato in ogni occasione, presente in tutte le immagini con cui sono cresciuta? Molto più difficile invece trovarsi di fronte alla sessualità femminile vissuta liberamente, comunicata senza filtri, messa a disposizione del mio immaginario con la forza di una energia che mi raggiunge solo quando parte dalle donne.

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Comunicato: 25 novembre donne contro la legge Tarzia

Il 25 novembre 2010 durante la giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo scelto di far sentire la nostra voce, presenza e lotta in tutti i luoghi di conflitto, le manifestazioni e i
cortei che hanno attraversato la città di Roma: dal presidio di donne davanti alla Regione Lazio, al corteo dei Movimenti Uniti contro la crisi,dalla protesta studentesca contro il DDL Gelmini al Consiglio Municipale del III Municipio dove stanno approvando una mozione a
favore della legge Tarzia e al presidio a Piazza Trilussa contro i C.I.E.
Le donne, i collettivi femministi, i comitati di donne e sindacati riuniti nell’Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia hanno manifestato il 25 mattina di fronte alla Regione Lazio dove il 24 novembre è iniziata la discussione sulla proposta di
legge Tarzia sui Consultori .
Durante il nostro presidio, sono arrivati una decina di ‘provocatori non autorizzati’ appartenenti al Forum delle associazioni familiari del Lazio e, tra gli altri, l’Alleanza evangelica italiana capeggiati dalla stessa Olimpia Tarzia con cartelli a favore della proposta di legge e inneggiando alla famiglia hanno provato a disturbare la protesta ma sono stati cacciati dalla piazza.
Le donne con questo vogliono ribadire che gli antiabortisti e movimenti per la vita non sono ben accetti e non avranno alcun spazio nelle piazze, nei consultori e nelle strutture pubbliche.
Una delegazione di 15 rappresentanti delle diverse realtà presenti sotto la Regione Lazio, tra cui anche due compagne, sono entrati in Regione. Attendendo un colloquio con la presidentessa della Regione Lazio Renata Polverini.
La nostra lotta non si ferma e continuerà fino a che la Legge Tarzia non verrà definitivamente ritirata.

Collettivi femministi e donne contro la legge Tarzia.

Giocati la carta della salute contro la legge Tarzia

…rilancia con la carta Welfare.

La legge Tarzia, che smantella i consultori nella regione Lazio, è parte di un disegno di privatizzazione del pubblico cui la sanità non fa eccezione. Ne è un esempio la chiusura di ospedali e la loro trasformazione in presidi ospedalieri per i tagli ai finanziamenti. Si procede così ad aprire i consultori ai privati, a fondazioni, ad associazioni a scopo di lucro e movimenti ultracattolici e antiabortisti di cui è fondatrice la stessa Tarzia.

IL PERCORSO PER ARRIVARE ALL’INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA DIVENTERÀ LABIRINTICO DA UN PUNTO DI VISTA BUROCRATICO E LOGORANTE DA QUELLO PSICOLOGICO.

Ciò in una regione in cui il diritto all’aborto è già sotto attacco, ad esempio con l’impossibilità di uso della pillola abortiva (RU486) e una capillare diffusione dell’obiezione di coscienza. Inoltre la mancanza di prevenzione si esplica nella negazione (illegale) della pillola del giorno dopo, un  nticoncezionale d’emergenza, e il controllo sulle donne si attua con una inutile e costante medicalizzazione (tentativi di trattenere le donne in ospedale), che riguarda ogni momento della vita della donna, dal parto (ad esempio con la diffusione del cesareo)

all’aborto (il ricovero obbligatorio
dopo l’assunzione della pillola abortiva).

Vogliamo consultori pubblici, laici, in numero rispondente alle

richieste e che siano spazi di autodeterminazione e prevenzione per le
donne.I consultori non sono oratori . Vogliamo autodeterminarci.

DATECE TUTTO!

Con la legge Tarzia le donne si giocano tutto. Le donne unite puntano
tutto su ciò che hanno e ciò che sono! Fai un poker di Queens…le
regole del gioco le trovi su:

http://riprendiamociconsultori.noblogs.org

Petizione online contro la legge Tarzia

  • Sta andando in discussione alla Regione Lazio la proposta di legge dell’onorevole Tarzia sui Consultori familiari. Con questa proposta si vuole cancellare l’istituzione dei consultori, come strutture sanitarie laiche e accoglienti, nei confronti di qualunque pensiero e qualunque scelta. Secondo questa proposta, infatti, i servizi consultoriali verranno affidati alle associazioni di famiglie che hanno come scopo la difesa della vita fin dal suo concepimento e il servizio pubblico, è testuale, andrà in subordine rispetto a queste associazioni private.

    Entreranno nei consultori l’esperto in bioetica, l’esperto in antropologia della famiglia, l’esperto in metodi naturali di contraccezione, tutti senza un titolo riconosciuto. Le donne avranno “il dovere di collaborare” (testuale) e dovranno mettere per iscritto quando rifiutano di dare in adozione il bambino invece di abortire.

    Il personale tradizionale dei consultori (in attesa della sua estinzione) rimarrà ben dietro le linee e potrà intervenire solo dopo che le associazioni avranno finito il loro lavoro di convincimento. Le associazioni faranno tutto ciò gratis et amore dei? Certo che no, verranno ricompensate con apposite detrazioni fiscali e finanziamenti.

    Poco importa se i soldi per le donne sono così pochi che verranno aiutate sole le madri che hanno meno di 500 euro al mese (soglia di povertà).

    Per la Tarzia l’importante è intercettare immediatamente le donne, che vengono a cercare un’assistenza rispettosa nei consultori, per infliggergli una predica alla quale non si potranno sottrarre.

    Alla Casa Internazionale delle Donne si è formato un coordinamento che raccoglie associazioni femministe, sindacati e cittadine e cittadini per difendere questa conquista di civiltà delle donne del Lazio.

Poker di donne

Con la legge Tarzia le donne si giocano tutto, unisci le donne!

Regole del gioco

La prima carta: Regina di quadri (Welfare, Economia).