Nelle giornate in cui si svolgerà il G8 vogliamo stare fuori dalle mura
Ponte Galeria, mentre i cosiddetti “grandi della terra” saranno
nascosti dentro una caserma a parlare della crisi. I governi del mondo
chiamano a gran voce la libera circolazione delle merci e dei capitali,
pretendendo di fermare e controllare i flussi migratori, mentre l’unica
possibilità di movimento concessa alle persone sembra essere quella legata
al mercato del turismo o allo sfruttamento del lavoro. Respingimenti,
detenzioni indiscriminate e politiche securitarie di militarizzazione
sembrano essere la risposta dei cosiddetti paesi industrializzati alla
crisi economica e sociale che hanno contribuito a creare.
Pochi giorni fa è stato definitivamente approvato il “pacchetto
sicurezza”, attraverso cui il territorio dello stato italiano assumerà
ancor di più il carattere di laboratorio a cielo aperto della repressione
permanente. L’entrata o la permanenza “irregolare” al suo interno
diventa reato, la durata massima della permanenza nei CIE (Centri di
Identificazione ed Espulsione) è estesa da 2 a 6 mesi, le ronde razziste
vengono legalizzate, solo per citare alcuni degli inasprimenti repressivi
previsti dalla nuova legge. Intanto i reclusi dei CIE di Milano, Bologna e
Gradisca d’Isonzo stanno già protestando con uno sciopero della fame.
Vogliamo tornare fuori da Ponte Galeria perché nei CIE finiscono persone
rastrellate per strada mentre tornano a casa dopo una giornata di lavoro
sottopagato, mentre fanno la fila per rinnovare il permesso di soggiorno,
oppure mentre aspettano un amico per uscire la sera.
Chiunque protesti contro le brutali condizioni di vita imposte da questi
lager democratici (sovraffollamento, igiene inesistente, psicofarmaci come
strumento di sedazione di massa, acqua razionata e negazione di ogni
assistenza) si trova a subire violenze fisiche e intimidazioni. Pestaggi e
abusi da parte della polizia e della Croce Rossa (che gestisce il CIE di
Ponte Galeria) sono all’ordine del giorno e solo negli ultimi tre mesi si
sono registrate due morti: Salah Souidani, morto dopo che il personale
sanitario gli aveva rifiutato l’assistenza medica (e dopo aver inoltre
subito un pestaggio poliziesco, secondo la testimonianza di altri reclusi),
e Nabruka Mimuni, che era in Italia da trent’anni e che, dopo aver
ripetutamente minacciato di togliersi la vita piuttosto che essere
rimpatriata, è stata lasciata in balia del proprio destino.
Non è pensabile che persone che hanno scelto di andarsene dal proprio
paese d’origine, mettendo spesso a rischio la propria vita per costruirsi
un futuro migliore, o per fuggire da un presente di oppressione, si trovino
ad essere rinchiuse in un lager di stato.
La clandestinità non è che una condizione imposta da politiche razziste,
xenofobe, basate sullo sfruttamento e sul ricatto continuo. Noi non ci
dividiamo in “italiani” o stranieri, ma ci consideriamo tutti e tutte
abitanti del mondo.
Libertà di movimento per tutte e tutti.
Chiudere i Centri di Identificazione ed Espulsione.
Contro la società dei recinti e delle frontiere.
GIOVEDÌ 9 LUGLIO, DALLE ORE 16.30 PRESIDIO A PONTE GALERIA:
MUSICA, VOCI, PAROLE.
L’appuntamento per prendere tutte e tutti il trenino è alle 16.00 alla
stazione Ostiense.
Portiamo tutta la nostra creatività, la nostra rabbia e la nostra forza
davanti a quelle mura, facciamo sentire a chi vi è rinchius* la
solidarietà di tutt* coloro che non vogliono più tollerare l’esistenza
di questi lager, né le torture e gli omicidi di stato che si vorrebbero
occultare al loro interno.
Il presidio si svolge nel parcheggio della fermata "Fiera di Roma" del
trenino per Fiumicino aeroporto (Via Gaetano Rolli Lorenzini angolo Via
Cesare Chiodi).
Antirazziste e Antirazzisti
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