Perchè un’iniziativa sulla resistenza?
Perchè ascoltare ancora i racconti delle partigiane?
Partigiano significa fazioso, chi prende parte a un gruppo, probabilmente
in nome di un’idea.
A cosa serve ora prendere parte a un gruppo, essere di parte, essere
addirittura faziose o come dice qualcuno, facinorose.
Qualcuno e qualcuna probabilmente penseranno che prendere parte oggi non
serva. Che con la Liberazione e con la caduta del muro di Berlino possano
essere considerati conclusi i grandi scontri ideologici e con questi la
possibilità di prendere parte.
Prendere parte oggi però significa schierarsi in difesa delle dignità
violate da processi legislativi sempre più umilianti, nei confronti di
quei soggetti considerati deboli e pericolosi, perchè non perfettamente
incasellati in un sistema post-fordista: donne, migranti, precari e
precarie. L’autoritarismo che sta prendendo sempre più piede nella nostra
vita di tutti i giorni. Prendere parte è fondamentale non solo in difesa
della dignità altrui, ma anche in difesa della nostra. Il regime fascista,
come quello nazista, con la complicità di persone semplicemente
indifferenti, hanno lentamente privato della propria personalità milioni
di individui. Per non perdere la propria dignità è importante oggi
prendere posizione.
Come donne, è importante doppiamente prendere parte, perchè il
neoautoritarismo dilaga in nome della nostra protezione, o per controllare
i nostri corpi.
Un regime totalitario pretende di governare vita e morte degli individui:
così come sta accadendo in Italia, con leggi come la legge 40, che tutela
l’embrione a scapito della salute della donna, o con il disegno di legge
sul testamento biologico, che pretende di rimettere nelle mani dei medici,
le nostre decisioni ultime in merito ai trattamenti sanitari più invasivi
e umilianti, a tenere in vita chi naturalmente in vita non sarebbe rimasto.
Un regime autoritario espelle attraverso il suo sfintere sociale gli
indesiderati e le indesiderate: la crisi non solo allontana i e le
migranti, ma ghettizza e rigetta i campi rom, umiliando e degradando
persone che spesso sono nate in Italia, e dovrebbero avere gli stessi
diritti dei cittadini e delle cittadine. E la repressione è iniziata
proprio con le prostitute: da sempre guardate con la doppia morale che le
vede sfogo di bisogni e protezione delle donne italiane, e al tempo stesso
elemento da allontanare nelle periferie delle città, possibilmente in zone
protette.
Un regime totalitario mobilita l’opinione pubblica: le ronde ne sono
l’esempio demagogico e populista più manifesto. Ma l’informazione di
regime annichilisce le menti, e propone come modello di donna la velina,
che quasi per caso, finisce per coprire ruoli istituzionali.
Ma tutto questo non è casuale. Dallo squadrismo a oggi il fascismo non è
mai stato sopito del tutto, e oggi i ragazzi che mettevano le bombe nelle
piazze sono al potere. Alcuni indossano la celtica in memoria della
gioventù scapestrata, altre si ridipingono cape dipartimento al ministero
delle pari opportunità. Mentre il Parlamento elabora progetti di legge che
mirano a eguagliare partigiani e repubblichini, nell’inclusivo e
pacificante “Ordine del tricolore”.
Eppure sappiamo che i fascisti non sono affatto pacifici: tutti i giorni le
provocazioni squadriste si fanno sentire all’Università, tutti i giorni
veniamo aggredite e aggrediti fuori dai nostri spazi.
Essere partigiani oggi è un dovere.
Essere partigiane è fondamentale, per tutte quelle che non si vogliano
identificare in un sistema che vuole renderle il perno di una politica
razzista, che esclude le diversità, che promuove la sola famiglia
eterosessuale. Essere partigiane significa “solo” proteggere la nostra
capacità di autodeterminazione, da sempre limitata dalle politiche
familistiche, che intervengono in soccorso della crisi a tappare i buchi
del welfare, o dalle politiche cattoliche che le vogliono mogli e madri
perfette.